piedi di Fumiko, I by Junichiro Tanizaki

piedi di Fumiko, I by Junichiro Tanizaki

autore:Junichiro Tanizaki [Tanizaki, Junichiro]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-10-07T22:00:00+00:00


8.

Dopo lungo tempo, prendo la penna con l'intenzione di continuare la lettera e ti ricordo che sono passati più di due mesi dall'ultima volta che ho scritto. Quando ti parlavo del "bianco" ero solo, seduto al tavolo in una fredda serata autunnale. Questa sera non sono solo. Accanto a me c'è una ragazza. Il carbone del caminetto arde rosso. Mentre scrivo a volte alzo di soppiatto il viso e guardo la figura della ragazza seduta vicino al fuoco. Dal punto dove mi trovo posso spiare esattamente il suo profilo. Lei ora sta in silenzio. In silenzio legge le vecchie riviste francesi che le ho dato poco fa. O starà guardando le illustrazioni. Se le dicessi qualcosa certamente mi sorriderebbe... non che non voglia vedere il suo sorriso che mi dà una strana malinconia, ma per il momento ne farò a meno. Continuerò la lettera da dove mi ero fermato quella volta.

E' molto bella la sua nuca come la vedo da qui. Fino a poco fa portava uno scialle di lana ma ora, forse perché sentiva caldo, se l'è arrotolato sulle ginocchia; la collana di perline di vetro rosso intorno al collo sottile si riflette netta sulla superficie della candida pelle. La luce della lampada appesa sopra il mio tavolo attraversa obliqua l'ampia stanza e scende su di lei come se acqua scorresse sulla pelle lucente della nuca; ma non è l'unica luce. Ogni volta che le fiamme ondeggiano sembra, vista da qui, che il suo viso sia contornato da un'aureola. E le perline di vetro rosso che apparivano addirittura scure, brillano trasparenti alla luce della fiamma. Quando per la prima volta le rivolsi la parola quella collana era attorcigliata al suo collo come ora, e anche quando, sceso nel cortile insieme a Vasilij dopo il bagno, per la prima volta, accanto al cancello di ferro attrasse la mia attenzione...

Da quel giorno non è per nulla cambiata. Anche il vestito è come quello di allora. Come ora indossava un vestito di "serge" blu con le maniche lunghe fino al polso, chiuso con una cintura di vernice nera; accanto a lei c'è anche il bastone. Forse non avrà nient'altro che questo bastone, questo vestito, la collana di perline di vetro e lo scialle di lana.

"Quando ero a Pietrogrado - mi disse quella volta - possedevo varie cose, ma, cacciata da lì, nel periodo in cui sono stata a Harbin e a Pechino per poi venire in Giappone, ho finito col perdere tutto". Non mi importa che non abbia nulla. Anzi, caso vuole che l'immagine di tale povertà le si addica. Il viso dalle leggere lentiggini, i pochi capelli biondi quasi da persona malata, il corpo piccolo come di bambino ritardato, le spalle magre, una gamba zoppa, un viso che non si può proprio definire bello, ma la profonda malinconia in quei grandi occhi blu - già, proprio quella continua ad attrarmi. E gli occhi blu mi sembrano molto più tristi di quelli scuri dei giapponesi. Vi sento un pathos che non è della mia razza e che non riesco a valutare fino in fondo.



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